22 feb 2009

Untitled



Non ci sono inganni in quest'era di brillanti e tumultuosi ruoli. Congetture e dinieghi sbattuti a porte in faccia, chiuse, in attesa di presunte convinzioni. Mi costrinsi a dire, e ridirmi, con l'insopportabile ripetitività di un ritornello. Non assistevo nemmeno a un dramma. Nessun dramma avrebbe potuto svolgersi in un luogo tanto stretto, insufficiente per qualsiasi presenza. La gente guardava. Lo sguardo languidamente sghembo, obliquità voltate e sparate su vertigini di riflettori d'angoli varianti. Ero in una luce crudele, sotto lo sguardo spietato delle cose. Eppure avevo bisogno d'amore e in me era racchiuso troppo dolore. Quali gesti avrei potuto compiere? Avrei voluto cadere tra le braccia di un uomo e stavo lì. Sola. Ad ornare di fiori un albero, come fosse una tomba, sotto gli occhi di tutti. Attimo dopo attimo, quell'albero acquistò per me una dignità sorprendente. Avrei voluto farlo crescere in fondo e dentro ai miei parchi e rendergli grazia in nome dell'amore, avrei potuto appoggiarmici, incidere svogliatamente un cuore sulla corteccia, stringerlo a me e piangere. Ma fui presto costretta a voltarmi da quell'albero divenuto sacro. Mi parve di vedere sui suoi forti rami l'anima trafitta di un uomo, senza passato o avvenire, legato a me dal solo timore della solitudine. Nulla ormai, avrebbe potuto sorprendermi. Persino l'amore con i suoi gesti ridicoli. Io ero altrove. Forse privata di una morte, condotta dalle mie invisibili e dolci mani che tanto avevano soffocato la verità. Badai che non rimanessero segni di quel luogo nè di quella me, di cui a malincuore ancora oggi, mi rimane il ricordo di una giovane morta che mi aveva penetrato l'anima e che cercava solo, il riposo eterno.

1 commento:

  1. I giorni passano i colori invecchiano le mani si fermano. Giochiamo con la solitudine a cercar conforto e mescoliamo malinconia alla luce dei giorni che nascono, ma siamo vivi, ancora un pò ad assoparare la vita in quall'anima persa che ho a trover vittorie tra le lacrime e follie odiose di poche parole lasciate ai miseri ricordi della mente.

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